Dal mese di ottobre i cittadini di Napoli e provincia non potranno più limitarsi a pagare il ticket per fruire delle prestazioni di radiologia, tac, risonanza magnetica, ecografia, pet-tac, ordinariamente assicurate dalle strutture private accreditate presso il sistema sanitario pubblico, ma dovranno corrispondere l’intero importo. I fondi regionali disponibili al riguardo, infatti, sono risultati insufficienti per il quarto anno consecutivo. L’unica alternativa per gli utenti è quella di rivolgersi ai centri di prenotazione pubblici, aspettando spesso per diversi mesi di poter ricevere la prestazione dovuta. A essere penalizzati, in primis, saranno ovviamente i pazienti con gravi patologie. “Si tratta di una situazione iniqua, quanto paradossale”, sottolinea il Presidente della Sezione Sanità dell’Unione Industriali di Napoli, Giovanni Severino, “che non dipende in alcun modo dalle imprese. L’assurdità è che spesso questo buco nero della sanità pubblica viene percepito erroneamente come dovuto a scioperi posti in atto dalle aziende. Nulla di tutto questo! Siamo costretti a farci pagare semplicemente perché non abbiamo alcuna possibilità di comportarci diversamente. Nei fatti, se non di diritto, il sistema di accreditamento in questa regione dura soltanto per tre quarti dell’anno! Ci auguriamo che, attraverso un confronto costruttivo con istituzioni e organismi di settore, si possa concretizzare un percorso di risanamento per ora solo avviato, che non sia discriminante né per gli operatori privati né, soprattutto, per gli utenti di un servizio fondamentale come quello della salute”.


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