La Presidente della Bce Christine Lagarde, malgrado la frenata della Federal Reserve, annuncia un probabilissimo aumento dei tassi a luglio e avverte che non è detto sia finita qui. Questa continua impennata del costo del denaro sta soffocando le imprese, ma a parte alcuni esponenti del Governo, non suscita particolari reazioni nelle istituzioni nazionali, politiche e tecniche. Evidentemente non si è compreso che stiamo mettendo a rischio rilevanti settori dell’impresa, manifatturiera e dei servizi. La gestione Lagarde può essere tollerabile in Paesi che non hanno problemi di debito pubblico e spread elevati, come la Germania, mentre ha effetti dannosi per realtà come l’Italia, e in particolare per il Mezzogiorno. Nasce il dubbio che le decisioni della BCE siano studiate per mettere in difficoltà il nostro Paese a vantaggio delle economie di altri Paesi nostri competitor, Germania e Francia in primis. Nelle nostre regioni, dopo la crisi da pandemia e da caro energia, la stretta creditizia sta mettendo in ginocchio il sistema produttivo. Come ha spiegato il Vice Presidente di Confindustria Orsini, i margini di profitto non sono cresciuti nell’industria italiana, dunque non possono essere ridotti per fare fronte al continuo aumento del denaro. Non è possibile che queste discutibili scelte durino ancora per mesi, è necessario che la Bce cambi rotta, altrimenti sarà recessione, con chiusura di imprese e perdita di posti di lavoro soprattutto nel Sud. Se è questo che si vuole, non si capisce che senso abbiano strumenti come il Next Generation Eu, nati per ridurre e non per accentuare le diseguaglianze.


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